Gli ultimi anni hanno visto un rinnovato interesse per il patrimonio culturale e architettonico dell’area di Cuba e del Centro-America, sostenuto anche dall'annessione all'interno del World Monuments Fund di dodici chiese coloniali presenti in Santiago de Cuba. Negli ultimi anni infatti alcune delle chiese di origine coloniale dell’isola sono state oggetto di importanti lavori di consolidamento e restauro.
Operare in zone così lontane è stato una sfida anche per professionisti d’esperienza come noi: ci siamo trovati ad operare su beni culturali realizzati con tecniche costruttive poco diffuse in Europa e poco documentate dalla letteratura scientifica.
Per le chiese di Santiago, la fase di raccolta dati e la ricerca storica degli edifici è stata difficoltosa, proprio a causa dell’assenza di documenti storici reperibili in loco. D’altro canto molti dei progetti originali di queste chiese sono tutt’oggi conservati presso l’Archivo de Indias, a Siviglia, in quanto la loro realizzazione avveniva prima in Spagna e solo successivamente inviata presso le colonie presenti in America Latina.
La “Iglesia de San Francisco”, storia e studio preliminare
In primis, per poter meglio comprendere le peculiari caratteristiche costruttive delle chiese coloniali, in particolare “la Iglesia de San Francisco”, è stato compiuto uno studio preliminare della documentazione storica disponibile, presso gli archivi delle indie orientali, situati a Siviglia.
Il complesso di San Francisco, a Santiago de Cuba, risale alla metà del XVIII secolo ed è costituito dalla seconda chiesa della città per importanza e da un convento nato per ospitare i frati e consentire loro di svolgere attività a beneficio della comunità locale.
Il progetto diagnostico è stato realizzato soprattutto per fornire una visione d'insieme delle caratteristiche costruttive delle strutture murarie, in particolare per scoprire eventuali strutture nascoste nei loro spessori. I pilastri che delimitano le navata interne della chiesa sono stati studiati applicando test sonici in varie configurazioni di prova, a seguito dei quali sono stati implementati saggi murari diretti, tramite video-endoscopie.
Avendo osservato nella planimetria MP-Santodomingo 588, relativa allo stato di avanzamento dei lavori di costruzione del 1796 e oggi conservata all’Archivo de Indias di Siviglia, la presenza di alcuni piccoli quadrati, la cui funzione non era specificata, all’interno dei pilastri si rese necessario approfondire il significato degli stessi. In quest’ottica abbiamo proposto una serie di prove diagnostiche che potessero fornire supporto sia all’interpretazione delle tecniche costruttive impiegate che alla stesura dei progetti di consolidamento e restauro.
Questo approccio si è rivelato utile per scoprire alcune caratteristiche peculiari del sistema costruttivo di questi grandi edifici monumentali, come l’impiego di tronchi lignei interni ai pilastri in muratura e collegati in sommità con la struttura lignea del tetto. Questa tecnica consentiva agli edifici religiosi e istituzionali più importanti di resistere sia ai forti venti (in quest’area sono frequenti gli uragani e le tempeste tropicali) sia agli episodi sismici.
Prove soniche per saggiare la struttura dei pilastri e rilevare elementi lignei
La Chiesa di San Francisco, essendo un edificio di grandi dimensioni, paragonabile alla cattedrale della città, ha pilastri che suddividono in 3 navate esternamente realizzati in muratura di laterizi: gli studi strutturali sono stati eseguiti proprio per verificare se ci fossero anche elementi di legno all'interno dei pilastri.
Le prove soniche sono state condotte su 3 tipologie di strutture murarie: pilastri isolati cruciformi, pilastri incassati nel muro e muri perimetrali. E’ stata adottata una configurazione di prova mediante traiettorie di acquisizione ortogonali. Questa particolare geometria ha l’obiettivo di identificare le discontinuità nella struttura muraria per verificare se effettivamente all’interno dei pilastri fossero contenuti horcones, ossia tronchi lignei.
I dati acquisiti durante la prova sonica vengono elaborati per valutare il tempo di percorrenza impiegato dalle onde soniche dalla loro origine al punto di arrivo: conoscere la distanza tra punto di emissione e di ricezione consente di calcolare la velocità dell’impulso, intesa come rapporto tra la distanza dei punti di prova e relativi tempi di attraversamento.
I risultati, visualizzati come una mappa di distribuzione delle velocità a cui viene attribuita una scala cromatica a colori, mostrano le aree dove la muratura è più compatta (in arancione/rosso) rispetto a quelle dove sono presenti maggiori discontinuità e a cui corrispondono velocità inferiori (in blu).
I risultati ottenuti facevano presupporre la presenza di tronchi lignei nei pilastri, ma richiedevano un ulteriore approfondimento per localizzarne la posizione. Così, le velocità acquisite sono state rielaborate sulla base di una maglia di punti interni alla sezione dei pilastri: ad ogni punto è stata attribuita la velocità media delle 2 traiettorie perpendicolari che lo intersecano, in modo tale da evidenziare anche le aree più significative per i successivi saggi visivi condotti con video-endoscopio. In questo modo, abbiamo potuto verificare direttamente la distribuzione di vuoti e di tronchi inseriti nei pilastri, il che ha confermato quanto era emerso nella ricerca storico-archivistica condotta in partenza.
Perché condurre prove in situ sulle strutture prima di procedere con il restauro
L’intervento di conservazione di un edificio storico è tanto più efficace quanto più profonda è la conoscenza della struttura, in tutti i suoi aspetti. Ecco perché è indispensabile applicare opportuni metodi di diagnostica strutturale, sia in situ che in laboratorio, per valutare tutti gli aspetti conservativi che interessano materiali e strutture.
Nel caso studio della Iglesia de San Francisco di Cuba, è stato definito un percorso di conoscenza caratterizzato da livelli di indagine via via più approfonditi, mirati a raccogliere tutte le informazioni necessarie per valutare lo stato di conservazione dei materiali e la sicurezza dell’edificio, anche in tema di valutazione della vulnerabilità sismica dello stesso:
Il primo livello di conoscenza racchiude le informazioni essenziali e teoriche: la storia, la geometria generale (piante, alzati e sezioni), le caratteristiche murarie, la schematizzazione del sistema strutturale;
Siamo passati poi a una seconda fase, di applicazione pratica di tecniche non distruttive, come le prove soniche e le ispezioni visive o endoscopiche.
Queste informazioni hanno consentito di scoprire tecniche costruttive ormai non più utilizzate in Europa, ma la cui conoscenza è imprescindibile per affrontare un intervento di restauro consapevole delle problematiche di conservazione presenti e della valenza storica dell’edificio.
Questa conoscenza costruttiva costituisce una preziosa risorsa storica che può essere applicata anche agli edifici civili dell’isola caraibica, poiché prevede l’impiego di materiali naturali, come il legno, facilmente reperibili sul territorio e lavorabili in loco.
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